lunedì 31 marzo 2008

PENSIERO,RELIGIONE E CULTURA






LA DIFFICILE QUESTIONE DELLE FONTI

I CODICI PITTOGRAFICI PREISPANICI E COLONIALI

Con l’arrivo degli spagnoli, la destrutturazione delle antiche signorie ed il crollo della triplice alleanza entrarono in crisi gli antichi sistemi di registrazione della memoria. Le imprese militari dei conquistadores e l’opera dei missionari contribuirono alla distruzione di molte antiche testimonianze preispaniche. La prima fase delle persecuzioni si esaurì intono al 1540, quando, dissolte le speranze di una rapida cristianizzazione degli indios, i missionari iniziarono a guardare con maggior interesse il passato preispanico, per conoscere le religioni indigene ed estirpare l’idolatria. All’inizio l’interesse verso i codici rimase confinato all’ambito antiquario, soltanto nel XX secolo lo studio dei codici assunse una rilevanza scientifica, soprattutto dopo il secondo dopoguerra. Nonostante le varianti locali, la scrittura custodita nei codici era formata da tre tipi di segni o glifi: i pittogrammi, che costituivano delle rappresentazioni stilizzate di azioni e oggetti, gli ideogrammi che rappresentavano concetti, qualità e attributi, i segni fonetici veri e propri che si limitavano all’indicazione di toponimi, antroponimi ed elementi delle cronologie. Il formato dei codici pittografici era realizzato su lunghi fogli arrotolati o ripiegati a fisarmonica, fatti solitamente con una carta ricavata da corteccia, pelle di cervo o con tele di cotone e carta di magney, e poi conservati in luoghi detti amoxalli per permettere ai sacerdoti o alle classi dominanti di conservare e controllare l’intero sapere. I codici erano dipinti da una categoria specializzata di pittori scelti fin da giovani per apprendere la lingua, le tecniche e i campi del sapere che dovevano essere riprodotti. Il tlacuilo (“uomo che dipinge”) era considerato un vero e proprio operatore religioso; era scelto all’interno di una classe sociale elevata ma la sua identità rimaneva anonima; il pittore dipingeva per l’intera comunità secondo un sistema di convenzioni impersonali che impedivano la promozione di un’estetica individuale e garantiva la perpetuazione e l’esegesi di un ordinato sistema concettuale. I codici erano strumenti attivi della vita sociale mesoamericana. In epoca coloniale l’uso della scrittura pittografica non fu definitivamente abbandonato, nonostante la distruzione degli antichi manoscritti; anzi, trovò una rinnovata funzionalità all’interno della società coloniale che, per esigenze amministrative, richiese la redazione di documenti da parte della popolazione nativa. Il carattere negoziale di codici dell’epoca coloniale produsse però un complesso mutamento dell’uso della scrittura che stava progressivamente abbandonando la propria funzione rituale. La necessità di un dialogo tra le due culture contribuì alla creazione di documenti “meticci”. La storia della transizione dei sistemi tradizionali di registrazione della memoria subì un’ulteriore accelerazione con l’introduzione dell’alfabeto europeo che viene utilizzato per trascrivere il contenuto orale delle lingue indigene. I codici coloniali si trasformarono in testi misti “bilingui”).

LA “GRAMMATIZZAZIONE” DELLA RELIGIONE: IL COLLEGIO DI TLATELOLCO.

Il progetto di alfabetizzazione della Mesoamerica ebbe come principale protagonista la nascente chiesa missionaria. L’impresa di conversine ebbe inizio nel 1523, quando apparvero in Messico i primi frati francescani. Nel 1524 il processo di conquista spirituale subì una decisa accelerazione. Agli occhi dell’ordine la conversione degli indigeni era necessaria e urgente perché rappresentava il segno dell’avvicinarsi dell’Apocalisse, si doveva perciò creare sulle rovine dell’antico dominio mexica il regno millenaristico profetizzato nel libro di Giovanni. Vi furono svariati contrasti tra l’ordine e l’amministrazione spagnola.

Nel 1535 l’impresa francescana fu favorita da fatto che la società coloniale fu riorganizzata da simpatizzanti dell’ordine. IN questa fase la conversine avveniva tramite battesimi di massa e costruzioni di luoghi di culto sulle rovine degli antichi edifici indigeni. Solo nel 1536 fu fondato il Collegio Imperial del la Santa Cruz de Tlatelolco, centro di educazione che promosse un progetto di occidentalizzazione dell’ambito educativo e pedagogico sotto la guida di alcuni dotti francescani dell’epoca destinato ai giovani eredi della nobiltà nativa e andava a sostituirsi all’antico Calmecac, l’istituzione preispanica che si occupava dell’istruzione della giovane elite mexica. Lo strumento principale di questo nuovo progetto fu l’alfabetizzazione della lingua nahuatl, e il Collegio divenne ben presto il principale centro di ricerca sulle culture preispaniche. Una figura estremamente rilevante in questo periodo è Sahagun, che era intenzionato a raccogliere in un testo le antiche conoscenze che i codici pittografici custodivano. Gli esseri e le cose sono sistemati in 12 libri secondo un rigoroso ordine gerarchico.

LA COSMOVISIONE

IL DUALISMO ED IL COSMO

La cosmovisione è l’insieme delle produzioni del pensiero sociale che danno vita a sistemi strutturali, integrati e congruenti, attraverso i quali un’entità sociale intende comprendere l’universo. La cosmovisione mesoamericana “imbrigliava” i differenti ambiti del reale in un complesso sistema di relazioni che rendeva impossibile individuare chiaramente la separazione tra ambito religioso e ambito civico. Uno degli elementi centrali della cosmovisione mesoamericana è una forma di pensiero dualista che si esprimeva in modo ridondante in ogni aspetto della realtà. Un racconto mitico narra che prima che la realtà fosse creata vi era una coppia di esseri extraumani a loro volta divisi in duplici forme, il numero due è dunque esistente ancor prima della materia, come principio che qualifica e da senso a tutto. L’atto sessuale con cui la coppia darà vita all’intera esistenza manifesta la potenzialità originaria del dualismo. Esso trasforma l’universo in continuo movimento in un’entità pensabile attraverso una serie di opposizioni dinamiche che si estendono ad ogni ambito del reale: la sfera socio-politica, il cosmo, l’ambiente naturale le relazioni familiari , le credenze religiose e le pratiche amministrative. Non esiste una separazione tra bene e male ma uno strumento pratico di classificazione. Il dualismo, nella lingua nahuatl, generava il difrasismo: una struttura linguistica estremamente diffusa che consisteva nell’esprimere un concetto tramite l’accostamento di due termini. Non è un caso inoltre che nelle principali società nahua istituzioni politiche e religiose erano pensate in forma duale. Il concetto di un cosmo ordinato all’inizio della creazione una volta per tutte è estraneo al pensiero mesoamericana, ma piuttosto si tratta di un realtà riordinabile attraverso il rituale.

IL TEMPLO MAYOR DI TENOCHTITLAN

Si nota da subito un periodico arricchimento e allargamento del santuario, composto dalla sovrapposizione di 7 strati costruttivi. Il Templo mayor era il simbolo della sedentarizzazione conquistata al termine della migrazione ed era il luogo dove si svolgevano le principali attività politiche e cerimoniali. Questo edificio era dedicato a due entità extraumane: Huitzilopochtli, entità solare e guerriera, patrono etnico dei mexica e loro guida durante la migrazione, e Tlaloc, entità notturna e sedentaria legata alla tradizione agraria. I mexica avevano dunque cercato di armonizzare le esigenze religiose delle due componenti della loro cultura, conciliando le caratteristiche guerriere con quelle della sedentarietà e dell’agricoltura. Come altri templi anche questo è pensato come la replica terrena del mitico luogo d’origine della realtà,nel quale l’intero cosmo trova ordinamento e origine e riproduce un’immagine sintetica della realtà nella quale è esibito un intero sistema di valori in modo spettacolare, un microcosmo che si colloca al centro dell’universo per produrre una rappresentazione in scala ridotta.

L’universo mexica era formato da 13 cieli e 9 strati sotterranei che i defunti dovevano attraversare fino a raggiungere l’oscuro “Luogo dei Morti”. Ognuno di questi livelli del cosmo, a cui venivano assegnati specifici colori e fenomeni, era abitato da entità extraumane e corpi celesti. La città di Tenochtitlan era posta al centro del piano orizzontale terrestre come luogo d’incontro di quattro assi diretti verso i punti cardinali; così si imprimeva al paesaggio un ordine che trovava una giustificazione di tipo cosmico, riproduceva in scala ridotta l’organizzazione del piano terrestre che credevano fosse circondato da un’enorme distesa d’acqua che si ripiegava verticalmente per congiungersi ai cielo. Al centro di questo oceano era il mondo abitato dagli uomini, Tlalticpac, suddiviso in 4 parti (se il dualismo rappresenta la potenzialità il quattro è la manifestazione concreta della realtà). Un simbolo particolarmente esplicativo è il Quinconce costituito da 5 punti inseriti all’interno di un quadrilatero che rappresenta l’estensione sulla quale si innalzano nel centro e ai 4 angoli gli alberi cosmici; il centro era rappresentato da Xiuhtecuhtli (“signore dell’anno”) il dio garante del centro e del tempo che rappresentava il fulcro dell’intera vita sociale mexica.

LA PIRAMIDE COME REPLICA DI UNA MONTAGNA

Le piramidi hanno un legame simbolico con le montagne, come luoghi capaci di simboleggiare allo stesso tempo la relazione tra l’uomo e il paesaggio e individuare il palcoscenico privilegiato per lo svolgimento dei rituali religiosi. La piramide come punto d’incontro tra i piani orizzontali e verticali del cosmo, che forniva un modello per la rappresentazione dello spazio e del tempo e per l’organizzazione sociale, e ponendola al centro della città si voleva simboleggiare la stessa civilizzazione. I mexica vedevano i monti come grandi vasi pieni d’acqua e credevano sarebbe giunto un momento in cui si sarebbero rotti e l’acqua avrebbe interamente ricoperto la terra.

Ma le montagne contenevano anche l’acqua della vita, quella da cui proviene tutto, di riflesso la piramide cittadina era considerata come un contenitore dei beni fondamentale.

La vita sociale, rappresentata dalla triade simbolica montagna-città-piramide, era possibile solo grazie al furto di Quetzalcoatl che consegnava il mais (simbolo di fertilità per eccellenza) agli uomini; il contenuto della montagna era personificato in un giaguaro e aveva un suo proprio culto. Però nel Templo Mayor anche il lato dedicato a Huitzilopochtli può essere considerato come una replica della montagna: si attua infatti l’identificazione con la collina di Coatepec, dove era nato il dio, perfettamente adulto ed armato che subito dopo essere venuto alla luce avrebbe ucciso i suoi 400 fratelli e smembrato la sorella (per legittima difesa). Non a caso Huitzilopochtli è il prototipo del perfetto guerriero vincitore.

Veniva diviso anche l’anno tra i due dei: Tlaloc presiedeva alle stagioni della pioggia mentre il solare Huitzilopochtli a quella secca.

PAESAGGIO RITUALE

Vi era nella civiltà mexica una profonda connessione tra l’attività di osservazione della natura, la religione, la vita sociale, politica ed economica. Ogni città preispanica era legata ad una specifica divinità patrona che rappresentava che rappresentava l’intero gruppo. L’unità di un gruppo non era semplicemente di tipo territoriale o etnico: si apparteneva ad un gruppo grazie ad un legame con il dio patrono. Il sistema mirava a costruire un’organizzazione politica capace di conciliare il centro con la periferia, abbracciando le divisioni etniche e linguistiche in un unico sistema egemonico.

L’IMPORTANZA DEL TEMPO E IL SISTEMA CALENDARIALE

LA SCRITTURA ED IL TEMPO

La scrittura fece la sua prima apparizione in mesoamerica nel periodo Preclassico per la registrazione dello scorrere del tempo, questo diede al potere politico gli strumenti per operare sul piano pratico e su quello ideologico. Da un lato la crescente complessità sociale rendeva essenziale l’elaborazione di strumenti per amministrare il sistema economico e garantire il funzionamento dell’apparato statale; dall’altro era necessaria una legittimazione ideologica delle classi governanti che fu fornita associando le immagini dei sovrani a date calendariale o a testi celebrativi, contribuendo così a creare una propaganda di cui il tempo (e quindi il calendario) erano il palcoscenico. L’istituzione di una relazione tra le elite e l’ordine del cosmo produceva dunque una sacralizzazione del potere attraverso un uso teologico-politico dei calendari. Tramite il calendario venivano poi scelti i momenti propizi per compiere azioni pubbliche, politiche o religiose: ogni gesto della vita di un governante acquisiva un senso specifico all’interno di una griglia calendariale che spesso lo collegavano a particolari azioni di entità extraumane.

IL SISTEMA CALENDARIALE

Le civiltà mesoamericane avevano un sistema calendariale sostanzialmente uniforme attraverso il quale venivano osservati e calcolatori i principali eventi astronomici. Il sistema calendariale (noto tra i mexica come Tonalpohualli “conto dei giorni”) si fondava sull’integrazione di due sistemi di computo: un ciclo di 360 giorni e uno di 260. Il calendario era formato da due insiemi, il primo di numeri da 1 a 13 e il secondo da una serie di 20 segni, dalla combinazione di numeri e segni si creavano 260 combinazioni corrispondenti ad altrettanti giorni; questo tipo di calendario era usato soprattutto a scopo divinatorio anche se non si sa da cosa ebbe origine (cicli di coltivazione del mais, della gestazione umana o dei cicli astronomici di venere e del Sole…). Ogni giorno del Tonalpohualli era individuato dalla relazione con un’entità extraumana caratteristica, portatrice di forze che avevano il potere di orientare la vita e il funzionamento del cosmo. Il calendario veniva letto da uno specifico operatore rituale specializzato che si occupava di divulgare le specifiche associazioni tra segni e numeri e le qualità dei giorni. La divinazione,eseguita tramite codici pittografici, poteva essere praticata per individuare il momento propizio per avviare varie imprese ma anche in campo domestico (per l’onomastica ad esempio). Non esistevano tuttavia solo le “coppie divine” individuate dall’associazione di simboli e segni, ma si presentavano ulteriori sottodivisioni significative: ad esempio il conto prodotto sulla base dei tredici giorni dava vita a 20 raggruppamenti detti tredicine, dotati di specifiche caratteristiche e che possedevano un’organizzazione interna di relazioni simboliche che potevano influenzare lo scorrere del tempo con tendenze,armoniche o contrastanti, che andavano osservate con estrema attenzione. Inoltre a fianco delle due serie principali si aggiungevano altri cicli che amplificavano le sue possibilità semantiche.

I mesoamericani osservavano anche il corso solare mediante una calendario di 365 giorni(Xihuitl) diviso in 18 periodi di 20 giorni(espressi gli stessi segni che sono presenti in Tonalpohualli) a cui ne venivano aggiunti altri 5, considerati infausti e pericolosi. Gli antichi popoli mesoamericani conoscevano fin dal Classico la corretta durata dell’anno tropico ed è dunque ipotizzabile che utilizzassero sistemi di correzione a noi sconosciuti che dovevano essere in grado di salvaguardare il funzionamento del sistema calendariale. Su questa griglia si svolgeva il sistema festivo mesoamericano, ad esempio l’associazione tra sistema vigesimale e calendario solare consentiva di individuare 4 “portatori d’anno”, segni con una particolare importanza rituale e matematica visto che venivano associati ai numeri da 1 a 13 ottenendo così particolari cicli di 52 anni che rendevano possibile l’integrazione tra calendario di 260 e 365 giorni e armonizzavano anche i cicli venusiani (ogni 2 cicli), individuando così un grande ciclo di 104 anni che segnavano la coincidenza di 65 anni venusiani, 104 solari e 146 del calendario divinatorio.

Lo spazio veniva pensato attraverso una divisone del piano terrestre in 4 settori orientati verso i punti cardinali e secondo una divisione dell’asse verticale nei 13 cieli e nei 9 inferni.

DIVINAZIONE E DESTINO

La nascita dell’arte divinatoria era considerata un fatto di valenza cosmica: al momento della creazione 4 dei decisero di generare la prima coppia umana a cui diedero le indicazioni fondamentali per la vita che gli uomini avrebbero dovuto seguire. Insieme all’ordine di dedicarsi alle mansioni che competevano a ciascun sesso furono donati anche i primi chicchi di mais per la divinazione e l’ordine calendariale. Il calendario nasce dunque come istituzione asservita alla divinazione.

TEMPO, CORPO E IDEOLOGIA

La condizione dell’uomo è quella di doversi conformare a forze sovrastanti perché fin dalla creazione le sue possibilità sono ridotte per evitare che con la sua potenziale grandezza minacci il corretto funzionamento della realtà che appare sempre molto fragile. Il corpo era pensato in analogia con la struttura dell’universo: in corrispondenza del fegato si pensava esistesse un’entità animica con caratteri individuali che raccoglieva la passione, il vigore fisico e i sentimenti (Ihiyolt); nella zona del cuore vi era l’entità più importante e collettiva in cui risiedevano conoscenza, memoria, abitudini ed emozioni (tayolia) e che rappresentava una diretta eredità del dio patrono; nel cervello vi era la maggiore concentrazione della terza entità animica (tonalli), una forza esterna che veniva attribuita al singolo al momento della nascita e ne influenzava il carattere e il destino.

L’obiettivo dell’individuo era di mantenere armonia all’interno di se stesso in caso contrario potevano subentrare la malattia e la morte. Alla morte, se il tonali e la ihiyolt tendevano a divenire impalpabili e scomparire il teyolia in base al tipo di morte fatta aveva una differente sorte ultraterrena: chi moriva di cause naturali discendeva in 4 anni tutti i 9 strati infernali fino ad arrivare al Luogo dei Morti; i caduti in combattimento, le vittime di un sacrificio o le donne morte al primo parto avevano diritto ad accedere a un luogo ultraterreno dove avrebbero potuto accompagnare il corso giornaliero del Sole, proseguendo nella morte il loro destino di servizio; coloro che morivano per cause legate all’acqua erano destinati alla dimora degli dei e finivano per assumere il ruolo di aiutanti degli dei e mediatori con gli uomini. La morte non rappresentava una liberazione delle responsabilità o un abbandono dei vincoli gerarchici, nella dimora dei morti il teyolia proseguiva la propria esistenza sotto un signore divino così come durante la vita era stato soggetto al volere del signore.

IL RITO:DALL'UFFICIALE AL PRIVATO

IL RITUALE IN AMBITO QUOTIDIANO

La distinzione tra sacro e profano, tempo festivo ed ordinario, non era significativa dato che l’aspetto rituale permeava ogni aspetto dell’esistenza. L’intero corpo sociale si trovava costantemente impegnato in un’opera di tutela del precario equilibrio cosmico.

I momenti significativi del rituale erano accompagnati a livello personale o comunitario da digiuni, astinenze, autosacrifici, veglie, purificazioni e penitenze che si svolgevano secondo regole comuni e si ispiravano a un condiviso sistema simbolico. Nel corso della vita la sessualità, l’ebbrezza, il consumo di sostanze inebrianti istauravano canali comunicativi con le forze extraumane pericolosi per l’equilibrio,il rituale serviva quindi per controllare l’eccessiva esposizione dell’individuo e del gruppo a condizioni rischiose; in più per purificarsi una sola volta nella vita il mexica si rivolgeva alla sorella smembrata di Huitzilopochtli, dea dell’immondizia e della sessualità per avere una completa purificazione e riequilibrare così le forze cosmiche. La dimensione quotidiana era scandita da una serie di attività che si svolgevano intorno al focolare e al calpulco (oratorio in cui erano conservate le immagini di divinità familiari), il rituale infatti era usato anche per favorire lo svolgimento di quelle attività quotidiane costantemente a rischio. Non sempre i rituali ordinari erano sufficienti e allora alcuni operatori sacrali specializzati(che avevano particolari poteri in virtù di una gravidanza portentosa, la nascita in un giorno fausto, segni corporali inconsueti,ecc…) stabilivano canali con particolari attività extraumane.

Una capacità fondamentale era comunque, sia per i sovrani che per i sacerdoti, la divinazione.

LA FORMA DEL CERIMONIALE PUBBLICO

Il culto di carattere ufficiale si svolgeva secondo un cerimoniale spettacolare nel centro di tenochtiltan, teocalli, il sacro recinto che conteneva i principali templi della città, gestito da una serie di operatori rituali profondamente gerarchizzati e guidati da una diarchia sacerdotale rappresentata dal sommo sacerdote di Huitzilopochtli e quello di Tlaloc, solitamente figli della nobiltà dato che non esistevano differenze tra potere temporale e spirituale, soltanto divisione dei compiti. La maggior parte delle cerimonie pubbliche prevedeva conti, musiche, danze e processioni coinvolgendo così anche gli spettatori.

IL CICLO FESTIVO E LA CERIMONIA DEL FUOCO NUOVO

Nell’altopiano del Messico centrale c’erano nel corso dell’anno due diversi cicli di coltivazione del mais: la prima durante la stagione secca (gennaio-giugno) e la seconda durante la stagione delle piogge(giugno-gennaio).

Le feste non erano solo in ambito agrario ma celebravano anche eventi politici che trovavano uno strumento di espressione ideologica molto forte nel ciclo solare e a quello calendariale. Ad esempio uno degli eventi più critici era la conclusione di un ciclo di 52 anni, dato che l’elemento di discontinuità poteva stravolgere l’equilibrio: si svolgeva quindi la cerimonia del Fuoco Nuovo affinché il nuovo ciclo non subisse mutamenti rispetto ai precedenti: venivano spenti tutti i fuochi

e sospese tutte le attività affinché il cosmo si rinnovasse, poi il nuovo fuoco veniva acceso nel torace di un prigioniero di rango elevato sacrificato per l’occasione e solo allora si poteva considerata superata la crisi.

IL SACRIFICIO UMANO E LA GUERRA FIORITA

Il sacrificio era praticato dai mexica per salvaguardare l’universo nutrire il sole e la terra attraverso il dono del sangue e trovava nei racconti mitici la fondazione della sua necessità e ripetitività. Alla base del meccanismo sacrificale vi era la convinzione che ogni creatura dovesse in qualche modo pagare il proprio debito con il cosmo.

La guerra fiorita era una forma di scontro altamente ritualizzato combattuto al solo scopo di catturare prigionieri da destinare al sacrificio in campi di battaglia delimitati, con pochissimi guerrieri e con un aspetto militare regolato da un preciso cerimoniale. L’esito dello scontro indicava il merito guerriero come segno di predestinazione ma non vi era disonore nella sconfitta che portava alla morte fiorita. Si creava un particolare legame tra vincitore e prigioniero, quest’ultimo era considerato un figlio per il vincitore che non mangiava la sua carne e conservava i suoi resti.

Vi erano anche vere e proprie riproduzioni della battaglia durante le quali i prigionieri combattevano con armi inoffensive e che ripeteva l’esito dello scontro davanti a tutta la popolazione.

LE DIVINITA’ MESOAMERICANE

Il pensiero missionario di fronte agli dei mesoamericani

I primi missionari rimasero colpiti dall’elevato numero delle entità extraumane che poneva non pochi ostacoli pratici al progetto di conversione degli indios. Molti missionari si dedicarono allo studio delle divinità indigene che veniva considerata una tappa fondamentale per un’efficace penetrazione del messaggio cristiano(Sahagun). Si tentava tuttavia di paragonare le entità nahua a quelle del mondo greco-romano, estraendo le descrizioni dalla forma pittografica in un meccanismo totalmente alienante rispetto alla concezione che i mesoamericani avevano dei loro dei.

LE CARATTEREISTICHE DELLE ENTITA’ EXTRAUMANE

Il modello politeistico non è in grado di descrivere il rapporto delle culture mesoamericane con l’extraumano; le forze superiori e le divinità infatti coesistono in un complesso spazio di interazioni e relazioni molteplici in cui manca un preciso processo di differenziazione e delimitazione delle sfere di competenza. Inoltre la esasperata numerologia indigena portava alla moltiplicazione delle entità in due, quattro, cinque, nove, tredici, venti o quattrocento rappresentazioni.

I complessi erano riconoscibili a partire dalle loro affinità iconografiche. Il pantheon viene considerato come un’immagine della società mesoamericana nella quale la divisione del lavoro, gli strati sociali e le unità politiche trovavano la propria controparte divina. Dovendo sorreggere ideologicamente un panorama sociale, politico ed etnico variegato, il sistema dei patroni aveva permesso alle società nahua del Messico centrale di conciliare le esigenze di identità del singolo gruppo con la necessità di dominare, culturalmente e politicamente, l’intero sistema.

STRUTTURE SOCIALI



LE PRIME POPOLAZIONI MESOAMERICANE

ZONA DEL SOCONUSCO: dal 4000 a.C. si ha lo sviluppo delle più antiche civiltà sedentarie della mesoamerica che fondarono la loro sussistenza sulla raccolta di molluschi, gamberi, pesci e rettili. Dal 1600 a.C. si ebbe una fioritura di gruppi di agricoltori, anch’essi però fortemente dipendenti dalle risorse marine. Erano i Mokaia, probabilmente parlanti una lingua della grande famiglia linguistica Mixe-Zoque.

La società Mokaia della fase Barra (1600-1400 a.C.): autorità esercitata solo all’interno dei gruppi parentali mentre l’autorità e il livello supra-parentale dipendeva esclusivamente dal prestigio dei singoli individui, non trasmissibile per via ereditaria perché derivante dalle loro capacità personali. Ma alcuni individui, detti accumulatori (big men) riuscirono ad accumulare beni materiali usati per istituire rapporti clientelari con gruppi sempre più numerosi, sino a costituire delle fazioni che li appoggiavano nelle loro “scalate sociali”. Ricerca di rapporti clientelari perseguita anche con grandi banchetti pubblici. Le evidenze di attività sciamaniche e quelle di ereditarietà del rango fa supporre che alcuni gruppi parentali avessero cominciato a presentarsi come spiritualmente superiori, probabilmente in virtù della discendenza da antenati divinizzati. La transizione tra una società egalitaria e una gerarchizzata (chiefdom) avviene nel momento in cui un leader riesce ad appropriarsi della carica facendola slittare dal piano personale a quello familiare;di solito avviene grazie ad una manipolazione delle regole matrimoniali e all’instaurazione di legami matrimoniali tra diverse famiglie potenti.

I Mokaia furono probabilmente primo chiefdom mesoamericana.

LINGUAGGI DEL CIELO E LINGUAGGI DELLA TERRA:

Valle di Oxaca: Dal 1700 a.C. si sviluppano villaggi di agricoltori di lingua zapoteca (famiglia linguistica otomangue). Tra il 1400 e il 1150 a.C. probabile la presenza di individui intraprendenti in competizione per il prestigio sociale. San Josè Mogote capitale del primo chiefdom zapoteco. Nella fase san Josè (1150-1850d.C.) emersero le prime evidenze di sacralizzazione delle differenziazioni sociali. Tra le principali attività degli intraprendenti capi mesoamericana vi era il controllo del flusso dei beni.

ELEMENTI COMUNI TRA OAXACA E SOCONUSCO:

Centralità della produzione e della circolazione. La diffusione attraverso le opere d’arte di somme essenziali religiose permetteva, con la distribuzione di privilegi, di accettare determinate convenzioni sociali da parte di ampi strati della società. Attraverso il mito gli attori politici potevano coinvolgere le persone e renderle partecipanti attive del mutamento politico.

LA POPOLAZIONE OLMECA

I signori di pietra (1200-900 a.C.):

Nel mondo olmeco più antico i capi si mostravano nell’arte pubblica con i loro caratteri individuali, come se si fosse verificata una progressiva personalizzazione del potere politico. Le teste colossali non sono l’unica espressione scultorea monumentale del potere olmeco. “altari” o “troni”. Il signore olmeco non racconta nulla e non ha bisogno di farlo perché il suo potere non si fonda sulle sue caratteristiche personali ma sul suo carattere di uomo-dio. I troni paiono comunicare l’idea di un accesso privilegiato alle forze sovrannaturali da parte del sovrano e dei suoi parenti, di un privilegio di sangue che diveniva fonte di legittimità. Tali sculture provengono non solo dalla capitale, ma anche da centri secondari (governatorati). Nel Soconusco la scultura Mokaia aveva raggiunto il suo massimo splendore intorno all’XI secolo a.C. grazie anche a scambi commerciali con gli olmechi. E? possibile che alle relazioni commerciali si affiancassero altri tipi di “relazioni prestigiose” (ad esempio scambi di donne nobili). Dal 1000 a.C. relazione tra le due regioni pare aver subito un mutamento fondamentale. Paso de La Amada abbandonato, e la legione cade sotto il controllo di Ojo de Agua. Cambiamento interpretato come il seguito della presenza diretta di un elite olmeco. Nel resto della mesoamerica non vennero prodotte sculture monumentali in stile olmeco prima del 900 a.C.

LA VIA DELLA GIADA:

Il centro monumentale di La Venta era strutturato come un cosmogramma; la maggior parte della sua sequenza costruttiva si situa tra il 900 e il 600 a.C. , nei secoli in cui La Venta eclissò San Lorenzo diventando il principale centro monumentale del mondo olmeco metropolitano.

In tutta la mesoamerica il serpentino e la giada erano ritenute di estrema preziosità ed erano simbolicamente associate all’acqua. Due dei livelli cosmici dell’universo: la terra e l’inframondo acquatico. . La loro “replica terrena” costituiva probabilmente scenari dove i sovrani di La Venta mettevano in atto ritualmente la loro capacità di passare da un livello all’altro e di accedere così alle forze sotterranee della fertilità. L’autosacrificio fu una pratica ampiamente diffusa tra i successivi sovrani maya. La simbologia marina che sin dall’epoca olmeca è costantemente associata a questa pratica evidenzia il carattere acquatico della dimora oltremondana dei defunti “richiamati” dall’azione rituale del sovrano. L’autosacrificio fu una pratica così strettamente associata alla vita regale che i suoi strumenti divennero tra i principali attributi della regalità. Il sovrano olmeco, se non ancora identificato completamente con la divinità possedeva però la capacità di contatto con il sovrannaturale e proprio su queste capacità di tipo sciamanico fondava il suo potere. Re-sciamano mediatore e responsabile della fertilità universale:a partire dalla fase olmeco di La Venta questo suo ruolo venne progressivamente associato in modo sempre più netto ala simbologia del mais. L’ascia era l’arma che nella cosmologia mesoamericana si associava al dio della pioggia.
Nella seconda fase olmeco la giada divenne il materiale principale per la realizzazione di piccoli oggetti preziosi in cui si manifestava la cosmologia e l’ideologia politica olmeca. Nel momento in cui i principali simboli cosmologici venivano rappresentati sulla giada, essi scomparivano dalla ceramica, che in questo periodo divenne priva di decorazioni. Il passaggio dalla ceramica alla giada pare indicare una progressiva restrizione dell’accesso alle simbologie sacre che facevano da fondamento alla legittimazione ideologica del potere olmeco. Se alcune aree , dall’800 a.C., parvero progressivamente staccarsi dall’orbita olmeco, in altre regioni la potenza olmeco si fece invece più netta. Queste regioni corrispondono a “corridoi” che conducono verso importanti giacimenti di beni esotici. Crescente interazione tra l’area metropolitana del Golfo e il resto della mesoamerica. Testimoniata dalla diffusione della scultura monumentale: le grandi sculture a tutto tondo del periodo precedente vennero soppiantate (700 a.C.) da grandi sculture a bassorilievo;ciò pare rispondere ad una crescente esigenza di narratività. Incontro di tipo “diplomatico”: tema che divenne sempre più importante con l’intensificazione delle relazioni tra l’elite olmeco del golfo e quelle delle altre regioni mesoamericane.

IN SINTESI:

dal 1200 a.C. nell’area metropolitana del golfo pare essersi verificata una progressiva restrizione e personalizzazione dell’accesso alle forze sovrannaturali. A ciò si associò la progressiva concentrazione del potere politico nelle mani di gruppi di alto rango e il consolidamento di una concezione dinastica del potere politico. Non più divinità del poter, ma del sovrano e della sua famiglia. A livello pan-americano l’ideologia politica olmeco si diffuse gradualmente. Dal 900 a.C. essa viene adottata e rielaborata in molte regioni, legate all’area metropolitana da grandi interscambi, per ottenere materie prime in regioni ecologicamente diverse e per il bisogno dell’elite locali di beni di lusso che sancissero il loro potere emergente. In un mondo dove il controllo dell’elite sui beni di sussistenza era nullo, il potere politico si esprimeva attraverso una pretesa responsabilità sulla fertilità generale dell’universo e mediante il controllo della circolazione dei beni di lusso. Stile olmeco: vera e propria formalizzazione iconografica di alcuni fondamentali concetti cosmologici che stavano ala base della concezione indigena del potere. Stile olmeco come vera e propria “lingua del potere”. Ma l’adozione di tale stile da parte delle elite regionali mesoamericana non f dovuta ad un’imposizione, ma ad un bisogno interno in risposta alle esigenze politiche delle elite locali.

Iterazione competitiva: i nascenti gruppi nobiliari avrebbero sfruttato i contatti con gli olmechi del Golfo per ottenere strumenti di legittimazione utili alle loro esigenze politiche locali. Dopo la caduta di La Venta e di altri importanti centri olmechi le varie regioni mesoamericana imboccarono traiettorie evolutive diverse. Il Messico centrale abbandonò i modi e gli stili della politica olmeco dando vita ad entità politiche dove la concezione territoriale del potere politico oscurò l’aspetto dinastico e personalistico. Nell’area istmica di lingua mixe-zoque e sugli altopiani maya del Guatemala si consolidarono poteri dinastici che elaborarono strategie politiche che divennero tipiche del mondo maya classico dei bassopiani. I bassipiani maya paiono aver seguito la traiettoria di sviluppo singolare sino allo scadere del Preclassico Medio, quando diedero vita alle forme più elaborate e spettacolari dei poteri dinastici mesoamericana.

LA FIGURA CENTRALE DEL RE

IL CORPO DEL RE

Con lo svanire dell’egemonia dei grandi chiefdom olmechi della costa del Golfo si era avviato un forte processo di differenziazione regionale che avrebbe portato alla nascita delle entità politiche classiche.

Preclassico tardo (300 a.C.-200 d.C.): nel mondo istmico e sugli altopianimaya del Guatemale pare essersi formata una sorta di koinè culturale caratterizzata da una fitta rete di relazioni e scambi interetnici tra i Mixe-Zoque, eredi diretti degli olmechi, e i maya degli altopiani. Fu proprio in questo mondo che l’ideologia e l’iconografia olmeco venne rielaborata e trasformata in qualcosa di completamente nuovo.

LE PAROLE NELLA PIETRA

Da San Andreas, nei pressi di La Venta, proviene quella che viene ritenuta la più antica attestazione di scrittura sulla pietra. Simboli sempre più standardizzati si ripetono su manufatti olmechi, sino a trasformarsi in sequenze di segni dal significato e dal corrispettivo linguistico convenzionalmente riconosciuti. Già nel VII secolo a.C. era in uso il calendario rituale di 260 giorni. Tale calendario, costituito dalla combinazione di 13 numerali e 20 nomi di giorni regolava l’influenza delle forze sovrannaturali sul mondo degli uomini ed era quindi usato per scopi astrologici e divinatori. La sua combinazione con il calendario solare, composto di 18 mesi di 20 giorni e da 5 giorni soprannumerari, dava luogo alla Ruota Calendarica, un ciclo di 52 anni che costituiva il secolo mesoamericana. Allo scadere dell’epoca olmeco si sarebbero sviluppate le prime forme di scrittura, usata in contesti relativi alla regalità. Dunque la scrittura mesoamericana si sarebbe sviluppata in risposta alle sempre più forti esigenze narrative della politica. Duplice risposta a queste esigenze: affermazione del bassorilievo ed elaborazione della scrittura. Le iscrizioni olmeche costituirono l’antecedente dello sviluppo dei tre sistemi di scrittura affermatisi in mesoamerica nel corso del Preclassico Tardo: la scrittura istmica, la scrittura maya degli altopiani e la scrittura zapoteca. Alla scrittura istmica si deve l’invenzione del Conto Lungo, questa forma calendariale permetteva di superare l’ostacolo della ripetizione degli anni provocato dalla rapida ciclicità della Ruota Calendarica. La data iniziale del vero ciclo “storico” del Conto Lungo è il 13 agosto del 3114 a.C. (una data mitica) e la sua data finale sarà il 12 dicembre 2012. La notazione calendariale consisteva nel conteggio dei giorni trascorsi dalla data iniziale mediante certe unità di tempo: kin (giorno), Winal (20 giorni), tun (360 gg), katun (7.200 gg), baktun (144.000 gg). I conti erano espressi affiancando un coefficiente numerico (un punto=1, una barra=5) accanto ad ognuno dei simboli del periodo, incolonnati dal più grande al più piccolo. Il valore di un segno numerico dipende dalla sua posizione. Tale sistema indica l’adozione dello zero. Il calendario lega il tempo storico al tempo assoluto dei moti celesti così come il rituale trasforma gli elementi storici in manifestazioni terrene dell’ordine soprannaturale. Contiguità tra scrittura incipiente e rappresentazioni iconografica: uno dei caratteri distintivi dei sistemi di scrittura mesoamericana. La trasformazione dell’iconografia olmeco in veri e propri sistemi di scrittura avvenne in molte regioni del sudovest mesoamericana nel corso del preclassico tardo. Questa corrispondenza cronologica indica che in quell’epoca insorsero esigenze sociali di ordine politico, legate ai processi conseguenti la dissoluzione delle entità politiche olmeche.

LE DINASTIE MAYA DEI BASSIPIANI

L’INVENZIONE DELL’AJAW

Venere e il sole costituivano una coppia fondamentale, associati perché Venere come Stella del Mattino precede la levata del Sole, mentre come Stella della Sera ne segue il tramonto. Venere e il sole erano identificati quindi con due gemelli, protagonisti di uno dei più celebri cicli maya, il Popol Vuh: i due gemelli scesero insieme nel mondo sotterraneo per affrontare gli dei in una partita di palla che si sarebbe conclusa con la loro morte e la conseguente rinascita sotto forma di corpi celesti, nonché di veri e propri prototipi mitici delle regalità maya. Il sovrano è la manifestazione dell’albero cosmico e corrispettivo terreno dei due astri regali. La presentazione del sovrano è quindi una dimostrazione dell’assoluta coincidenza tra ordine cosmico ed ordine politico.

I mascheroni entrano in uso nel mondo maya dei bassipiani fin dal Preclassico medio (ca 700-300 a.C.. E’ probabile che una prima, parziale colonizzazione dei bassipiani sia avvenuta nel corso del Preclassico inferiore da popolazioni di cultura olmeco, ma è evidente che la successiva evoluzione culturale si dovette a un nuovo flusso di colonizzazione iniziato attorno al 700 a.C. ad opera di gruppi maya provenienti probabilmente dagli altopiani guatemaltechi. I principali siti maya degli altopiani condivisero tra il Preclassico medio e il Preclassico tardo uno stesso stile architettonico. Edifici piramidali: fungevano da testimonianze delle capacità organizzative della locale dirigenza politica. Un potente fattore che spinse gruppi parentali dei coloni maya a riunirsi in alcune aree sarebbero stati proprio i benefici offerti da una dirigenza politica capace di creare paesaggi urbaniche incarnavano la corrispondenza fra la geografia sacra e il cuore della comunità. I monumenti preclassici del mondo maya dei bassipiani paiono testimoniare un tipo di propaganda politica scarsamente “narrativa”, incentrata piuttosto sulla corrispondenza tra il sovrano e l’ordine cosmico rappresentato dai mascheroni e dai complessi astronomici. Sin dagli inizi del Preclassico Tardo i bassipiani maya hanno progressivamente adottato forme artistiche e propagandistiche di tipo izapeno. L’efficacia di un centro monumentale doveva essere direttamente associata all’efficacia della persona il cui corpo costituiva l’elemento chiave del rapporto tra uomini e forze sovrannaturali: l’ajaw, il sovrano. Parallelamente alla proliferazione dei centri monumentali si ebbe una proliferazione di sovrani in competizione tra loro. In queste aggregazioni di popolazione le strutture parentali (lignaggio) continuavano a costituire il fondamentale parametro organizzativo. Massiccio assorbimento di elementi artistici e ideologici del mondo izapeno. Si diffusero rapidamente: la scrittura geroglifica dall’accentuato fonetismo e il sacrificio di prigionieri di guerra. Fondamentali simboli politici. Il prodotto di questa fusione fu che almeno dal 300 a.C. il mondo maya dei bassipiani elaborò i concetti fondamentali di un’ideologia della regalità:culto degli antenati, aviluppo di una ritualità incentrata attorno alla persona del re, crescita monumentale delle sedi del potere ed enfasi sul trascendente potere del tempo e del calendario. Ajaw e pratiche sociali associate alla sua persona furono il pilastro dell’elaborazione maya classica.

L’AJAW E LE SUE IMPRESE

Serpente della visione: condotto sovrannaturale attraverso il quale si materializzano le entità sovrannaturali evocate dal sovrano mediante i rituali e l’autosacrificio. Discendenza preferibilmente patriarcale era già allora vigente. La narrazione storico dinastica ebbe un’importanza inequivocabile nel corso di tutta la storia maya classica. Ogni regno faceva risalire la propria dinastia ad un fondatore spesso mitico. La regola dinastica generale prevedeva la successione per via patrilineare al primogenito, che sin dalla più tenera età doveva compiere importanti riti iniziatici. In alcuni casi sappiamo di donne che governavano in alcune città. Una volta salito al trono l’ajaw diveniva il fulcro della sua entità politica assumendo il ruolo di vero e proprio perno cosmologico dell’universo.

Il carattere sovrannaturale era esplicitato anche nella morte. L’ajaw è un signore assoluto, veicolo delle forze sovrannaturali, dio egli stesso, manifestazione del Sole e di Venere.

I bassipiani maya del periodo Classico erano costellati da entità politiche formalmente indipendenti, ognuna delle quali era dotata di un suo sovrano, come se il modello cosmologico fosse replicabile all’infinito. Ogni regno era contraddistinto da un glifo emblema, essi si riferiscono al nome dell’entità politica , del regno, senza che vi siano necessariamente incluse corrispondenze con elementi del territorio. La non diretta associazione tra regno e territorio indica che l’identità profonda del regno era legata al signore e alla sua discendenza, indipendentemente dal luogo dove il loro potere si esercitava. I centri sottoposti a un determinato regno ne adottavano il glifo emblema.

I bassopiani maya appaiono divisi in una moltitudine di regni, ognuno dei quali era governato da un K’ulul(sacro) ajaw e da un ristretto consiglio di nobili, alcuni dei quali si fregiavano del titolo di ajaw. Anche se le città avevano un proprio glifo emblema, esistevano gerarchie tra le diverse entità politiche. La relazione gerarchica tra i siti era espressa mediante una complessa rete di visite, incontri rituali, matrimoni e alleanze militari.

Rituale di spargimento: il sangue versato dal sovrano è espressione rituale della sua capacità di spargere la fertilità nel suo regno. La celebrazione del rito in un insediamento secondario avveniva durante le visite rimarcando simbolicamente il rapporto gerarchico.

Il matrimonio politico era un altro elemento tipico dell’iterazione tra elite nobiliari maya. Esplicite

Affermazioni di matrimoni sono molto rari nelle iscrizioni, ma spesso le mogli dei sovrani sono rappresentate sui monumenti. Il rango era ereditato per via bilineare.

Spesso le visite regali includevano la supervisione su rituali che coinvolgevano la successione al trono nel regno meno importante, come se venisse sancita dalla presenza del sovrano principale. Era un mondo in continuo conflitto, dove l’attività militare era tra i compiti preminenti del re e dell’alta nobiltà. Nella maggior parte dei casi la guerra tra entità politiche maya era rituale e non finalizzata alla conquista. Il fine della guerra era duplice:catturare prigionieri da sacrificare e affermare il proprio potere condizionando l’entità politica sconfitta.

Da un punto di vista concettuale il carattere personalistico di un regno maya non ammetteva la conquista. La sconfitta della città comportava il versamento di tributi in forma di doni al sovrano vincitore, nonché la rottura e il conseguente riequilibramento della rete di alleanze. Raramente la guerra è ritratta nell’arte monumentale maya, se non nel momento della cattura del prigioniero. I prigionieri costituivano un forte elemento di prestigio. Il sacrificio dei prigionieri era svolto con modalità diverse ma in ogni caso lo status nobiliare del prigioniero comportava una complessa ritualità consona al rango e al carattere sacro. Il termine guerra stellare si riferiva a battaglie che venivano condotte in occasione di momenti salienti del ciclo di venere, l’astro guerriero per eccellenze nel mondo maya. Le guerre, e soprattutto quelle stellari, servivano a modificare radicalmente gli equilibri politici del mondo maya, mettendo fine ad alcune dinastie e inaugurando periodi di diretta influenza dei regni vincitori. La guerra serviva ad aumentare il potere delle città vincitrici.

LA PARABOLA DI TIKAL E CALAKMUL

Martin e Nikolai Grumbe hanno proposto l’esistenza di alcuni superstati egemonici che attraverso una complessa attività politico-militare arrivarono a imporre il loro dominio su gran parte dell’area maya. E’ probabile che in queste entità politiche maggiori si sia sviluppata un’articolazione sociale più complessa, con la nascita di una non ben definita “classe media” legata alle attività burocratiche e amministrative. La cronica instabilità delle entità politiche maya era dovuta alle modalità stesse di aggregazione, troppo effimere per poter dare luogo a veri e propri stati centralizzati. Il dominio di una città sull’altra si riduceva all’ingerenza sulla politica locale o a relazioni di tipo parentale o clientelare, senza che si sviluppassero relazioni gerarchiche di ordine funzionale tali da prevenire la dissoluzione. In un mondo dove la differenza tra centri dominanti e dominati era che ordine quantitativo, ogni centro minore poteva rapidamente rendersi indipendente e all’allearsi a un’altra città. Il mondo maya pare caratterizzato da organizzazioni politiche che presentano sia caratteristiche tipiche dei chiefdom che statali. Al primo modello politico pare corrispondere l’importanza di rapporti parentali e di strutture sociali come il linguaggio, oltre a una struttura policentrica, internamente poco differenziata e contraddistinta da una scarsa specializzazione funzionale; anche i continui processi di fissione e fusione delle entità politiche sono caratteristici di formazioni politiche non statali. Altri elementi però sono tipicamente statali, come la rigida divisione della popolazione in due classi, divisione che gli faceva risalire a una diversa ascendenza mitica.

I rapporti tra le diverse entità politiche indipendenti e contigue costituirono il vero e proprio cimento della relativa unità culturale del mondo maya classico ma nel suo insieme si ebbe anche un sistema unitario relativamente omogeneo dal punto di vista culturale e linguistico. Inoltre i diversi linguaggi sono organizzati in modo piramidale e pressoché identico a ogni livello gerarchico. Carenza di una burocrazia sviluppata e scarsa capacità di mantenere il controllo territoriale. Città rituali-regali. Il “modello galattico” è stato applicato al modello mesoamericana:si tratterebbe di stati nei quali la struttura politica è modellata sulla base di un principio ideologico policentrico. Grande importanza attribuita alle attività rituali condotte nei centri cerimoniali e in particolare a quelle relative alla persona del sovrano. Questi centri costituiscono il cuore dell’entità politica e controllano un insieme di centri subordinati:di conseguenza vi è una scarsa delimitazione di confini dell’entità politica, spesso mutevoli e scarsamente sottoposti a un’autorità centrale che si fa sempre più debole mano a mano che ci si allontana dal centro d’irradiazione. I rapporti di potere sono incentrati più sul controllo di manodopera che del territorio e vi è una scarsa compenetrazione tra poter politico e infrastruttura economica. I centri secondari si assomigliano. Con il collasso del mondo olmeco e il conseguente sviluppo del mondo izapeno e quello dei bassopiani maya, venne probabilmente fatto il salto ideologico decisivo ad opera delle nuove elite che si contendevano il potere: il sovrano non si trovava solo al centro del cosmo, ma la sua persona si identificava ora con il Sole, con Venere o con i divini gemelli: era un sovrano eroico, le cui caratteristiche personali erano il frutto di una discendenza divina che separava lui e la nobiltà del resto della popolazione. Le caratteristiche eroiche del sovrano, che divenivano uno dei criteri di legittimità del suo poter, dovevano quindi essere raccontate insieme alla sua ascendenza dinastica e ai suoi successori nella complessa vita politico-rituale delle “galassie” maya.

Il fonetismo non fu uno sviluppo obbligatorio ma una risposta a specifiche esigenze propagandistiche che richiedevano la possibilità di una dettagliata e non ambigua narrazione di eventi. L’intimo nesso che univa corte, calendario, scrittura e struttura politica nel mondo maya classico divenne ancor più evidente guardando al “collasso” maya nel corso del IX sec d.C. Quando una serie di concause portò alla caduta di molte delle entità politiche dei bassipiani meridionali, il sintomo principale fu proprio la scomparsa delle nozioni calendariali. La caduta di coloro che erano stati i pilastri dell’universo portò alla caduta dell’intero universo maya classico. Ma nelle terre più settentrionali della penisola dello Yucatan e sugli altopiani del Guatemala la civiltà maya visse nuovi fasi di intenso sviluppo.

MONTE ALBAN

Sin dal 1150 a.C. San Josè Mogote era divenuta la capitale del primo chiefdom zapoteco della valle di Oxaca, probabilmente grazie anche ai raids militari. Ma non sempre l’azione militare degli anonimi governanti di San Josè fu efficace e la città venne sconfitta. Forse proprio a causa della forte conflittualità che compiva la valle di Oxaca nei secoli immediatamente precedenti l’era cristiana alcuni gruppi zapotechi si riunirono in una configurazione fondando ex novo una nuova capitale:Monte Alban. Anche qui l’attività militare continuò ad essere lo strumento principe dell’azione politica, e tale strumento dovette essere estremamente efficace: nel 220 d.C. (fine preclassico tardo) Monte Alban ospitava già un popolazione stimata attorno ai 40.000 abitanti. Un crescendo di conflitti portò il chiefdom di Monte Alban a soggiogare altri chiefdom rivali e a trasformarsi così, dopo il 100 a.C., nella capitale di un potente stato zapoteco. Il successo di tale strategia fu accompagnato da un vera e propria esplosione architettonica della città. Già nel II secolo lo stato di Monte Alban si era espanso ben oltre i confini della valle di Oaxaca. Anche nel mondo zapoteco la dimostrazione della capacità militare, l’uso del calendario e l’ostentazione del sacrificio divennero i soggetti principali dello sforzo propagandistico. Fase di apogeo di Monte Alban: fase III, 200-700 d.C.
Teotihuacan pare aver avuto un ruolo “legittimante” per i contemporanei sovrani mesoamericana. E’ possibile che in seguito ai primi contatti avvenuti nella Josè II Teotihuacan sia riuscita nella prima parte della fase III a prendere direttamente il controllo politico di Monte Alban. Dopo la fine di questo ipotetico dominio Teotihacano, si sarebbe verificato un profondo mutamento dell’organizzazione politica interna a Monte Alban. A partire dal 500 d.C. (fase III b), infatti, le residenze di quelli che paiono essere stati i gruppi dominanti di Monte Alban non vennero più ubicate sulla Piattaforma Nord, ma a Nord di questa, quasi a sancire un allontanamento dal tradizionale centro del potere. Sorta di frammentazione dell’autorità politica cittadina, forse condivisa da diversi lignaggi nobili. Il sovrano zapoteco fu, almeno nella prima parte della traiettoria politico cittadina un dominatore assoluto a capo di un grande stato centralizzato che non conviveva con altre entità simili nel mondo zapoteco. La strategie di alleanze e unificazione attuate attorno al 500 a.C, unite a una notevole capacità militare forgiarono un potente stato unitario il cui cuore si identificò sempre con la capitale di Monte Alban, sede di quella che si può definire la prima vera società urbana della mesoamerica. Una società dominata da una nobiltà la cui differenziazione dalla popolazione comune si fondeva sulle presunte ascendenza divina e su una rigida endogamia di classe. Da queste nobiltà emergeva il sovrano (coquì) e sua moglie (xomaxi), insediati insieme ai familiari più stretti ed ai servitori nel yohoquelui, il palazzo reale che costituiva il cuore della capitale. Il potere zapoteco appare quindi come un potere di tipo territoriale. Le azioni territoriali non sembrano avere molte importanza. Stretta relazione con Teotihuacan.

A partire dal VI secolo l’universo politico zapoteco si avviò verso una progressiva frammentazione. Monte Alban, sebbene mai del tutto abbandonata attorno al 900 d.C. perse il suo ruolo dominante. La tomba familiare continuò ad essere la forma monumentale più ricorrente quindi il gruppo parentale si rivelò la forma politica più resistente, cellula base del sistema politico mesoamericano. Cessato l’effetto centripeto della grande capitale statale, ognuno dei linguaggi più importanti dette vita a un proprio piccolo “regno”, mentre nei suoi monumenti continuava a glorificare la propria ascendenza e la propria derivazione dalla gloriosa nobiltà di monte Alban.

IL MITO DI TEOTIHUACAN

A teotihuacan non si trova un bassorilievo, un ritratto, un ‘iscrizione, un nome, pochissime date e Non esiste il Conto Lungo. Figure umane anonime e stereotipate. Non sappiamo che lingua parlassero gli abitanti né il nome della città stessa. Nel Preclassico Inferiore e Medio il bacino del Messico non fu molto coinvolto dalla opera culturale olmeco. I primi villaggi sorti nell’area dove poi sarebbe sorta Teotihuacan risalgono al 500 a.C., e questi primi abitanti avevano vocazioni agricole. Dal 150 a.C. la città cominciò a crescere in modo molto rapido. Nel giro di poco più di un secolo quei villaggi di agricoltori si trasformarono in una delle principali città del Bacino del Messico in cui il predominio era bilanciato solo da Cuicuilco. La crescita urbana aumentò nella successiva fase Tzaculli (1-150 d.C.). Fu nel corso di questa fase che vennero erette la piramide del Sole e quella della Luna, oltre a numerosi complessi di tre templi, testimonianze dell’elite governante di mobilitare ingenti quantità di manodopera. Abbandon di Cuicuilco, probabilmente per l’eruzione di un vulcano. La città rigorosamente ortogonale era organizzata intorno all’asse del Viale dei Morti, e suddivisa in complessi residenziali, la straordinaria crescita della città fu gestita dal governo statale secondo un preordinato piano architettonico ed urbanistico. La crescita della città condusse a d un virtuale spopolamento dell’intero bacino.

Il successo di Teotihuacan sembra essere dovuto alla sua crescente fama di centro religioso. La stessa forma della città, divisa in quattro quadrati e organizzata attorno ai due assi del Viale dei Morti e al Viale EstOvest, un esplicita simbologia cosmica:la città era il punto dove gli assi cosmici convergevano, era il centro del mondo. Piramidi cittadine dedicate a due civiltà acquatiche : la Piramide del Sole forse al dio della pioggia e quella della Luna forse a una dea delle acque terrestri e della fertilità. Sotto la Piramide del Sole si trova una grotta, la quale forse è stata la ragione originale della fondazione della città. Il valore della piramide della Luna è invece probabilmente legato all’immagine del Cerro Gordo, la montagna che si erge alle sue spalle dove si trovano diverse sorgenti d’acqua. Nel corso della fase Miccaotli (150-200 d.C.) e Tlaminilolpa (200-400) l’attività edilizia monumentale si concentrò in un grande complesso architettonico quadrangolare (cittadella), al centro del quale venne innalzato il tempio di Quetzalcoatl attorno al 150 d.C., fu preceduta da un evento sacrificale di massa. Alcuni autori ritengono che la costruzione del tempio sia stata l’opera di un sovrano particolarmente potente ma probabilmente il tempio era associato sì alla glorificazione del potere teotihuacano, ma questo potere continuava a presentarsi in maniera anonima e non individuale come aveva fatto fiono ad allora e come avrebbe fatto per secoli. E’ probabile che il tempio sia stato eretto da un gruppo di potere o da un individuo che si mostrava sotto la protezione del Serpente Piumato, e che avrebbe manifestato il proprio potere attraverso l’erezione di un tempio dedicato alla propria divinità protettrice. A Teotihuacan il commercio dell’ossidiana e il controllo di gran parte di giacimenti mesoamericana di questo materiale sembrano aver assicurato la ricchezza cittadina. Teotihuacan fu una città multietnica e cosmopolita. Pare aver controllato direttamente un’area abbastanza limitata e non divenne mai la capitale di un vero e proprio impero. La presenza di Teotihuacan pare aver inibito la nascita di grandi centri monumentali in tutto il Messico centrale, eccezion fatta per Chlula. A Teotihuacan non è ancora chiaro che tipo di legami parentali e sociali unissero i gruppi di residenza. I complessi architettonici mostrano evidenti differenze di ordine gerarchico, apparentemente i loro abitanti condividevano un’attività prevalente ed è quindi probabile che si trattasse delle sedi di gruppi corporativi dove rapporti di ordine territoriale e professionale paiono emersi sovrapposti a quelli di tipo parentale. La pittura Teotihuacana è contraddistinta da alcuni tipi di correnti di immagini: divinità,uomini, animali e segni o gruppi di segni. I gruppi di uomini in indossano copricapi che probabilmente servono a comprendere l’articolazione del potere cittadino. Assoluta anonimità delle immagini. Si esplicitava più l’incarico politico che l’individuo che quest’incarico deteneva. In alcune pitture vi sono dei glifi che potrebbero indicare il nome, il titolo o un gruppo di appartenenza. Essendo pitture molto tarde è possibile che tale incarnazioni nominali siano il frutto dell’emergente competizione tra i diversi gruppi che componevano la nobiltà teotihuacana all’alba della crisi che colpì lo stato nel corso del VII secolo. Possiamo immaginare che l’origine della sacralità della città fosse la divinità territoriale delle acque la cui forza sacra doveva essere mediata da un gruppo sacerdotale che si mostrava in modo anonimo e collettivo, identificati solo dal loro animale protettore e associati alla grande quadripartizione del centro urbano, evidente replica terrena della quadripartizione dell’universo. In questo senso il tempio di Quetzalcoatl potrebbe aver celebrato l’assunzione del potere (indicato dal copricapo) da parte del gruppo del Serpente Piumato, mentre l’episodio della successiva copertura del tempio potrebbe indicare la perdita del potere di tale gruppo. I nobili teotihuacani nelle rappresentazioni monumentali sono impegnati n due attività fondamentali:belli e fertilizzatrice. Diversa è la concezione del potere che fin dalle antiche fasi Preclassiche distinse le comunità del Messico centrale dalle coeve comunità mesoamericana, manifestandosi nella anonimità del potere politico, infatti essa è territoriale. Mancanza di un sistema di scrittura a Teotihuacan. Questo è sorprendente dal momento che non possiamo supporre che gli abitanti, i cui rapporti con il resto della mesoamerica sono noti, ignorassero la scrittura. Dunque la loro fu una scelta consapevole, dettata dalle peculiarità locali delle esigenze di propaganda, non avendo alcun bisogno di narrare eventi storici o “biografici”. Ma le pitture murali costituiscono un sistema di comunicazione visivo estremamente complesso e finalizzato all’espressione di concetti.ciò non significa che il fonetismo fosse del tutto assente da questa scrittura o che le pitture-iscrizioni non avessero una precisa corrispondenza linguistica. Le composizioni che più probabilmente erano possibili di una lettura che implicasse anche elementi di tipo fonetico paiono essere quelle dei toponimi. Questi non sono dipinti su monumenti visibili a tutti ma all’interno di complessi residenziali ammiragliati; potrebbe significare che erano un riferimento emblematico a luoghi di provenienza. Si tratta quindi di un’affermazione identitaria che mette l’accento sull’aspetto territoriale più che su quello parentale. Dal punto di vista concettuale l’origine del potere teotihuacano era la forza sovrannaturale e fertilizzatrice derivante dalla sacralità del luogo dunque il potere politico che da queste forze deriva era di ordine territoriale e non dinastico-parentale; ciò che contava non era tanto chi governava,ma dove lo faceva, così come l’identità di un gruppo non dipendeva da chi discendeva ma da dove proveniva. La territorialità così fu un principio universalizzante che permise la costituzione della prima entità politica multietnica mesoamericana. Forse anche per questo il centro urbano ebbe una tale crescita. In virtù della sua base territoriale, lo stato teotihuacano sarebbe stato quindi condotto da un governo collettivo, costituito probabilmente dai rappresentanti dei maggiori gruppi insediati in città.

Come erano assolti i bisogni di sussistenza di una popolazione così numerosa, se non si trovano i magazzini che ci si aspetterebbe di trovare in una capitale?Probabilmente ogni gruppo urbano manteneva i contatti con la propria area di origine e si incaricava dell’importazione e della gestione delle materie prime da lì provenienti. Probabilmente lo Stato si incaricava invece del monopolio di alcuni beni specifici. Il principale bene del commercio della città era l’ossidiana.
Nella mesoamerica classica paiono quindi aver convissuto due tipi di organizzazione politica contraddistinti da modalità propagandistiche praticamente diverse:

A) Il tipo dinastico-parentale-galattico, (regni maya) incentrato sull’individualità e sul potere sacro del governante. La propaganda si esprime principalmente mediante la rappresentazione e la narrazione di eventi relativi alla vita dei sovrani, nonché mediante notazioni di carattere genealogico.

B) Il tipo territoriale-comparativo-centralizzata (teotihuacan) incentrato sulla sacralità del territorio e su un governo di tipo collettivo. Questo secondo tipo ebbe un carattere supra-etnico, essendo la legittimazione del potere del tutto indipendente da considerazioni di ordine parentale, linguistico, ecc….; il carattere multietnico pare aver influito anche sulle caratteristiche dell’arte monumentale, contraddistinte da uno stile tradizionalmente astratto, dalla carenza di rappresentazioni individuali e dall’enfasi posta su rappresentazioni cosmologiche legate alla fertilità universale.

Profonda singolarità del potere teotihuacano e sua associazione a un luogo la cui sacralità era riconosciuta, furono alla base dell’immenso prestigio di cui godette la città. Teotihuacan divenne una sorta di strumento di legittimazione per i sovrani dinastici in altre aree della mesoamerica.

Teotihuacan godeva di un talee prestigio nelle altre regioni mesoamerica, probabilmente per il carattere singolare del potere teotihuacano che, essendo indipendente dal successo dei singoli sovrani e radicato in una profonda sacralità del luogo, doveva apparire come saldo, immutabile e quindi assoluto, non soggetto alle mutevoli vicende umane. A ciò sui aggiunge una notevole potenza militare che fu utilizzata per intervenire nelle vicende politiche di altre regione, non tanto come strumento di conquista ma alfine di appoggiare le tendenze egemoniche di sovrani locali, e così controllare alcune risorse specifiche. Teotihuacan divenne un modello e un elemento di legittimazione, sia ideologica che militare, di diversi sistemi politici mesoamericana. Questo quando questi si avviavano verso la costruzione di entità espansionistiche e centralizzate.

Puh= canna questo nome mostra chiaramente che teotihuacan costituì l’archetipo di un diffusissimo mito post-classico che identificava in Tollan la città delle origini, una sorta di città ideale e paradigmatica di ogni centro di potere. Anche quando ragioni ancora ignote portarono attorno al 650 d.C. all’incendio del centro monumentale della città ed alla fine del suo splendore, dando l’avvio al collasso del sistema classico in tutta la mesoamerica, la memoria di Teotihuacan rimase viva e venne rielaborata in forma mitica. Gli Atzechi che ne conobbero le rovine la chiamarono “Teotihuacan” = “il luogo temuto dagli dei”.

L’INFLUENZA DEL SERPENTE PIUMATO NEI NUOVI REGNI

XOCHICALCO: TRA LE SPIRE DEL SERPENTE

Periodo Epiclassico (650-900 d.C. circa)

Epoca caratterizzata dal riequilibrarsi del panorama politico dopo il collasso di teotihuacan; periodo di migrazione di popoli e fioritura di piccole, bellicose e dinamiche entità politiche che andarono ad occupare le nicchie economiche e politiche liberatesi (atomizzazione politica). Crescente iterazione tra gruppi etnici diversi, riflesso nel crescente militarismo e nella diffusione di stili artistici eclettici. Le grandi tradizioni etnico-linguistiche del periodo classico iniziarono a “ibridarsi” nell’ambito di un progressivo intensificazione delle relazioni a lungo raggio.

Sorta a partire dal 600 d.C. dopo la caduta di Teotihuacan Xochicalco visse tre secoli di straordinaria fioritura esemplificati dal tempio del serpente piumato. Ci troviamo di fronte ad una curiosa miscela stilistica: il Serpente Piumato (Teotihuacan) svolge ancora la sua antica funzione di protettore dei governanti ma ora la sua protezione ricade su individui che , pur sempre anonimi, adottano pose di origine meridionale. Una teoria di figure ripetute in modo regolare (toponimi?)

RE GIAGUARO E RE AQUILA A CACAXTLA

Un ulteriore esempio della funzione di canoni artistici e di elementi ideologici nell’Epiclassico è costituito dalle pitture murali di Cacaxtla, città fondata attorno al 600 d.C. dagli olmechi-Xicalanca. Animali simboli dei grandi ambiti cosmici: il giaguaro e l’aquila. Antica concezione duale del potere politico.

EL TAJIN NEL REGNO DI 13 CONIGLIO

Nella Costa del Golfo del messico a partire dal 700-900 d.C. il sito di El Tajin visse una splendida e breve fioritura.

NUOVI SPLENDORI NEI BASSOPIANI MAYA:IL CALSSICO TERMINALE A SEIBAL

Nell’area maya durante il Classico terminale (800-1000 d.C.), non tutta l’area visse un periodo di crisi. I caratteri generali dell’Epiclassico e de Classico terminale sono per molti versi analoghi, soprattutto per il carattere culturalmente ibrido. Occupata dal Preclassico Tardo Seibal visse il suo momento di maggior sviluppo dopo il 900 d.C., quando importanti centri Classici nelle vicinanze erano stati abbandonati. Opportunamente, il nuovo apogeo di Seibal coincise con l’arrivo in città di un nuovo sovrano. Nuovo stile artistico di Seibal contraddistinto da una sorta di fusione tra molti elementi tradizionali maya ed elementi del Messico centrale. I monumenti di Seibal, pur aderendo al linguaggio iconografico maya classico, mostrano come la ricerca di criteri di legittimità per la nuova dinastia locale abbiano portato all’adozione di quello che ci appare ormai come un vero e proprio ciclo epico-politico pan-mesoamericano, incentrato attorno al Serpente piumato e al Luogo delle Canne.

VECCHI AJAW E NUOVI SERPENTI: IL CLASSICO TERMINALE NEL MONDO MAYA PUUC.

Nella parte Nord della penisola dello Yucatan, il prodotto delle nuove iterazioni culturali dello scadere del periodo Classico fu lo stile puuc. I nuovi gruppi maya si fecero portatori di nuovi elementi culturali del Messico centrale. A partire dal 700 d.C. iniziarono movimenti di gruppi che dalla costa del Golfo e dalla costa di Compeche iniziarono a penetrare lungo l’Usumacinta e nello Yuaìcatan. Uxmal fu fondata nel 751 d.C., e a partire dal IX secolo riuscì ad imporsi come principale centro di potere dello Yucatan grazie ad una confederazione con Kabah e Nojpat.

Le manifestazioni artistiche puuc denunciano un allontanamento dai canoni dell’arte maya classica con la progressiva affermazione di opere architettoniche caratterizzate nella parte superiore da mosaici di blocchi di calcare che costituivano imponenti cicli iconografici. Poche steli a bassorilievo indicano che in alcune città puuc il potere politico era ancora riunito nelle mani di un singolo individuo, un K’ul ajaw. Ma in alcuni siti, la struttura dell’insediamento e la menzione di diversi individui che ostentano il titolo di sajal suggeriscono un progressiva affermazione del multepal, o governo collettivo costituito da un consiglio dei diversi capilingnaggio riuniti in un singolo insediamento.

IN SINTESI
L’Epiclassico e il Classico Terminale furono periodi contraddistinti da una tendenza apparentemente ambivalente: Dal punto di vista politico lo sfaldarsi dei grandi stati classici causò una balcanizzazione della Mesoamerica suddivisa in numerosi regni indipentìdenti ed in forte competizione; dakl punto di vista ideologico si verificò una forte omogeinizzazione tematica, dovuta anche all’incremento di migrazioni e spostamenti di popoi. Tutto ciò si riflette nell’ibridazione dei principali stili artistici mesoamericana. Le due fondamentali modalità politiche classiche cominciarono a incontrarsi aìe a dar vita a forme nuove, progressivo Accentuarsi al carattere duale del potere regale in virtù dell’assiociazione con gli animali che rappresentano i due ambiti cosmici. I nuovi poteri si collocano sempre sotto la proteione del serpente piumato, l’antico Serpente Piumato divenne la figura centrale di una nuova religione e di un nuovo sistema politico-ideologico di carattere universalistico che oltre a fornire legittimità ai nuovi poteri, pareva promettere il ritorno ad un nuovo splendore che potesse rivaleggiare con quello della gloriosa epoca classica.

LE NUOVE TOLLAN

I GUERRIERI DI TULA

La nuova ideologia Postclassica era incentrata sulla glorificazione scultorea dell’attività militare, condotta da anonimi ed impersonali guerrieri posti sotto la protezione del Serpente Piumato; la “guerra sacra” diviene il motore principale dell’espansione statale e oggetto privilegiato della propaganda politica. Il prototipo del governatore a Tula: il guerriero vincitore, ma non rappresentato nel momento della vittoria. Il guerriero tolteci, strumento di forze sovrannaturali, si erge semplicemente nello splendore della sua armatura. Il primo insediamento di Tula (corruzione evidente del nome Tollan, il Luogo delle Canne) fu fondato verso il 700 d.C. da due gruppi etnici distinti: i Nonoalca e i Chichimechi. Con questo termine i popoli nahua individuavano ogni gruppo di provenienza settentrionale, generalmente associato alla barbarie. Ma, a causa della coincidenza fra la caduta di Teotihuacan e un periodo di difficoltà climatiche nell’Epiclassico molti gruppi di agricoltori mesoamericana che si erano spinti a Nord iniziarono a rientrare verso Sud reimpostandovi nuovi elementi culturali di origine settentrionale. In queste regioni dunque i contatti e gli scontri militari tra gli agricoltori mesoamericana e i barbari del Nord avevano prodotto una nuova ideologia politico-religiosa caratterizzata da una forte esaltazione delle attività belliche; prese forma una nuova tipologia di guerra sacra , condotta da gruppi di nobili guerrieri e finalizzata sia alla cattura di prigionieri sia alla conquista di nuove terre. La discesa verso Sud dei gruppi cholchihuiteni e il loro contatto con le emergenti e bellicose signorie epiclassiche dove era diffuso il culto del Serpente Piumato dette vita ad un nuovo fenomeno politico-ideologico, carattere fondamentale del Postclassico. Tula ne divenne il fondamento e il centro propulsore.

Tra il 950 e il 1150 d.C. l’insediamento di Tula conobbe una spettacolare fioritura. Grazie alla sua forza militare riuscì ad imporre il proprio dominio sulle rotte commerciali che univano il Messico centrale al Nord e alla Costa del Golfo settentrionale, gestendo anche i giacimenti di ossidiana che prima erano stati sotto il controllo di Teotihuacan.

I MIXTECHI, NUOVI SIGNORI DI CAXACA

Codici stroico-genealogici redatti appositamente per custodire ed elaborare la memoria di eventi che stavano all’origine dell’assetto politico della Mixteca Alta in cui si fondevano mito e propaganda. Questi codici risalgono al Postclassico tardo (1250-1521 d.C.). Il processo di balcanizzazione che colpì la Mesoamerica nel Postclassico e che in Oxaca seguì il collasso di Monte Alban provocò dal X secolo la suddivisione della regione in una serie di piccoli regni in continua competizione, dominati dai nobili signori protagonisti delle storie narrate nei codici. Però il linguaggio artistico mixteco fu estremamente codificato ed uniformi; ciò contribuì alla creazione dello stile internazionale puebla-mixteca, una sorta di nuova “lingua franca” dell’arte mesoamericana, da allora utilizzata in molte regioni come strumento di legittimazione politica.

CHICHEN ITZA’, LA TOLLAN DEL SUD

Piazza centrale di Chichen Itza strutturata come un immenso scenario nel quale dovevano svolgersi imponenti celebrazioni durante le quali veniva esaltata l’attività della guerra sacra. A Chichen Itzà sembra essere avvenuta una sovrapposizione tra due stili artistici diversi, che per un certo periodo convissero nella grande città yucateca. Fondata dagli Itzà intorno al 750 d.C. fu per quasi due secoli uno dei principali centri maya dello Yucatan. A partire dal 900 d.C. l’arte di Chichen Itzà iniziò a mostrare segni dui una forte messicanizzazione. Attorno al 1000 d.C. si sarebbe formata una lega di tre città: Chichen Itzà, Uxmal e Mayapan. Il centro principale fu Chichen sino al 1200 d.C. quando fu distrutto e gli subentrò Mayapan. Non vi sono evidenze di conquista tolteci a Chichen e gli stili puuc e tolteci convissero durante l’apogeo maya, dove quindi avvenne una progressiva ibridazione dell’arte cittadina dovuta all’assimilazione di parametri ideologici stranieri: i Maya ci Chichen itzà adottarono la nuova religione del Serpente Piumato. Ciò per l’instaurazione di un sistema di governo che in questi elementi trovava una forma di legittimazione. Non è da escludere che a Chichen si fosse formato un governo tipico del Postclassico Tardo maya: il multepal, comandato da un consiglio costituito da signori di diverso lignaggio riuniti nella capitale regionale.. Il luogo dove questo consiglio si riuniva formalmente era un edificio noto come Popol Na. Nelle iscrizioni i nobili partecipanti di questo consiglio hanno tutti il titolo di ajaw, è possibile che l’ah tepal fosse uno di questi nobili (sovrano che ci è noto dalle fonti coloniali) fosse una sorta di primis inter pares. Al nuovo regime si associa anche un nuovo tipo di guerra: il fine ora non è più il raid nobiliare, ma l’annessione della città sconfitta nell’orbita di quella dominante sino alla creazione di vere e proprie egemonie regionali. Attorno al 1200 d.C. l’egemonia di Chichen fu stroncata ad opera delle città alleate che secondo fonti coloniali, distrussero la grande capitale. Mayapàn divenne il centro dominante dello Yucatan e secondo le fonti coloniali era sede di un governo multepal, in cui esisteva un lignaggio dominante (quello di Cocom Itzà), il cui patriarca era primis inter pares, mentre il patriarca del lignaggio avverso, gli Xiu, aveva il ruolo di sacerdote di kukulkan. Con la caduta di Mayapàn (1450d.C. la penisola yucateca si frantumò politicamente in 18 piccole entità politiche (cuchcabalob). In alcune di esse un halach winic concentrava in sé tutto il potere mentre in altre veniva eletto a turno in un consiglio nobili che si spartivano le diverse funzioni governative.

K’UCUMATZ:IL SERPENTE PIUMATO TRA I MAYA DEGLI ALTOPIANI DEL GUATEMALA

Sugli altopiani guatemaltechi, dall’Epiclassico, si svilupparono diversi regni maya, con elementi provenienti dal Messico Centrale. Secondo alcuni autori la fondazione di questi regni sarebbe da collegarsi all’immigrazione di Maya dal Golfo del Messico. In effetti nel corso del Postclassico antico si diffusero sugli altopiani Guatemaltechi caratteristiche architettoniche analoghe a quelle tolteche. Nel Postclassico Tardo, forse in seguito a nuovi apporti di popolazione vennero fondati i regni protostorici le cui capitali erano piccoli insediamenti fortificati. Fonti indigene coloniali narrano, in forma mitica, la storia di gruppi maya degli altopiani del Guatemala. Si tratta di un viaggio in un luogo detto Tulan e di un incontro con un certo naxcit (una manifestazione divina di Quetzalcoatl) che consegnò loro i simboli del potere legittimando così l’autorità dei capi quichè e cakchiquel. Dalle fonti coloniali sappiamo che partire dal 1200d.C. venne stipulata un’alleanza tra tre gruppi, a cui poi se ne aggiunsero altri. I quichè che fondarono iniziarono con la dissoluzione della confederazione una politica espansionistica che li portò a dominare ampie regioni degli altopiani. La nuova capitale venne fondata con l’alleanza di 3 diversi lignaggi quichè, qui risiedevano 24 lignaggi divisi in 4 gruppi;il re (pop) capeggiava un gruppo di 4 patriarchi dei lignaggi principali.

QUATZQLOATL E TOLLAN NELLE FONTI

Le fonti narrano della discesa dalle terre settentrionali (x secolo) di un gruppo di tolteci-chichimechi che nella loro migrazione verso meridione si trasformarono in un popolo multietnico. Il figlio meticcio del condottiero guidò il popolo a Xochicalco dove, divenuto sacerdote del Serpente Piumato, adottò il nome di Quetzalcoatl. Poi si diresse a Colhuacan dove divenne re dei tolteci-Chichimeni. Poi condusse il popolo a Tollan, il suo regno in questa terra è descritto come un periodo di grande benessere. Poi però sarebbe iniziato un conflitto con i seguaci di tezcatlipoca (giaguaro). Questo dio, o un suo sacerdote, portarono il re a comportamenti tanto scandalosi che fu cacciato dalla città; si sarebbe quindi diretto a sudest dove sarebbe stato assunto in cielo nei panni di Venere Stella del Mattino. Secondo un’altra fonte prese il mare verso est dopo aver profetizzato il suo ritorno.

Le diverse fonti coincidono nell’esaltazione della Toltecoyotl, il mondo tolteci, al quale risalirebbero tutte le caratteristiche fondamentali della civiltà. I tolteci erano infatti ricordati come ottimi artigiani, guerrieri e governatori, qualità che si assommavano nella persona di Quetzalcoatl. Nei racconti sono evidenti le allusioni a un principio cosmologico di base: la lotta tra ambito terrestre e infraterrestre simboleggiata dallo scontro tra Serpente Piumato e Giaguaro. All’indomani del collasso di Teotihuacan le nuove esigenze politiche condussero alla creazione di un modello ideologico fondato sulla figura del Serpente Piumato come patrono dei governanti e su Tollan come mitico prototipo della città ideale. Quando i movimenti delle popolazioni che seguirono il collasso del periodo classico dettero impulso alla formazione di compagini sociali la cui autorità aveva bisogno di essere legittimata. Un altro elemento ricorrente in questo periodo è il ricorso a triplici confederazioni o alleanze di città.

IN SINTESI
Quello che a volte è parso come un singolo impero tolteci panamericano fu piuttosto il risultato dell’adozione di un particolare modello di organizzazione politica, adatto a grandi entità multietniche e fondata su un nuovo modello ideologico incentrato sulla figura del Serpente Piumato come protettore universale dei sovrani e su Tollan come prototipo di una città ideale. Non fu teotihuacan a divenire fonte di legittimazione bensì il suo ricordo e la sua mitizzazione.

GLI AZTECHI

NEL REGNO DI HUITZILOPOCHTLI

I Mexica (o aztechi) erano uno degli ultimi gruppi di Chichimechi di lingua nahua che avevano iniziato a scendere verso il Messico Centrale all’indomani della caduta di Teotihuacan ed ebbero un ruolo fondamentale per la nascita di Tula. La caduta dello stato tolteci aprì ler porte alla discesa di altri gruppi chichimechi, che si fusero con le popolazioni locali dando vita a molti piccoli stati indipendenti. Secondo le diverse versioni della storia i Mexica avrebbero avuto origine in un luogo mitico; stanchi di essere sottoposti agli abitanti di Atzlan partirono per una lunga migrazione sotto la guida del loro dio patrono Huitzilopochtli, insieme ad altri gruppi. Ogni gruppo, guidato da un leader che aveva lo status di uomo-dio, portava i propri involti sacri contenenti le immagini degli dei protettori. I futuri Mexica, al momento della partenza erano divisi in 4 gruppi (detti calpultin) da cui Huizilopochtli si staccò dopo aver avuto presagi sfavorevoli. Da quel momento cambiarono nome in Mexica e la loro migrazione proseguì fino a fermarsi a Chapultepec per vent’anni, durante il quale il potere politico fu assunto da un singolo capo. Tuttavia furono scacciati da un’alleanza tra alcune città e costretti ad insediarsi nell’inospitale Tizapan. Qui venne ristabilito il potere politico originario con una sorta di primis inter pares. In diverse occasioni i Mexica combatterono come mercenari, finché non scorticarono la figlia del signore di quella terra e furono costretti a fuggire per non essere vittime della sua ira. Giunsero così nel ruolo di fondazione di una nuova città, nel 1325 fu fondata Mexico Tenochtitla divisa in 4 distretti, che subì un a scissione ma che rimase comunque come città principale riuscendo ad ottenere un giovane di nobile stirpe che diede inizio alla stirpe riconosciuta dei governanti mexica.
Questa prima parte è evidentemente mitologica ; però si vedono i meccanismi di legittimazione fondati sul matrimonio. Nel 1498d.C. Itzcoatl (un sovrano mexica) riuscì a istaurare una triplice alleanza con Texcoco e Tlacopan. Ognuna delle tre città era governata da un sovrano dalle caratteristiche divine che veniva eletto dal consiglio, un gruppo di alti dignitari che sceglievano tra 4 candidati che erano appartenuti ad una sorta di consiglio di governo del sovrano precedente. Il Gran Consiglio eleggeva anche i due Quetzalcoatl, i sacerdoti principali di Huitzilopochtli. Dall’epoca di itzcoatl al sovrano venne affiancato una sorta di doppio del sovrano e suo consigliere che probabilmente era incaricato degli affari interni allo stato, mentre il sovrano era responsabile della guerra e della politica estera. Il sovrano Mexica era ritenuto una sorta di personificazione di Huitzilopochtli.

Si ha anche una nuova concezione di guerra sacra: i Mexica credevano di vivere nel corso della V era cosmica e il loro compito era il mantenimento dei cicli cosmici mediante la fornitura del necessario nutrimento di cuori umani. Quindi come il sangue dei prigionieri faceva funzionare la macchina cosmica il tributo in beni materiali provenienti dalle province conquistate serviva a far funzionare la macchina imperiale. Creazione di un nuovo liguaggio artistico che torna ad adottare la grande scultura monumentale a tutto tondo.

Questa era la situazione all’arrivo degli spagnoli.